Sembra un cono gelato con la punta ricoperta di panna montata ed è infatti un dolce vulcano che nei periodi invernali si ricopre di neve bianca . L’etna è un vulcano attivo che entra in eruzione in periodi abbastanza ravvicinati. Questo fenomeno viene considerato dai turisti un vero e proprio spettacolo che attira i visitatori da ogni parte del mondo. La città di Catania è impregnata della materia lavica del suo vulcano che la osserva dall’alto quasi come un padre che tiene d’occhio la figlia e quando si arrabbia erutta i suoi “insegnamenti” che lasciano però sempre il tempo per imparare ad affrontare la situazione. Le strade, i marciapiedi, le chiese, le piazze i resti delle rovine antiche sono tutti vestiti di pietra lavica. L’ultimo ragalo che il Vulcano buono poteva fare ai suoi figli siciliani è l’orgoglio di essere riconosciuto come patrimonio Unesco dell’Umanità. Con i suoi 19.237 ettari di aree protette mostra al mondo la sua unicità ambientale e la sua bellezza. Io splendido parco dell’etna, permette ai visitatori di godere di lunghe passeggiate immerse nella natura, protetta, e di riempirsi i polmoni di brezza boschiva che la circonda. Quasi come uno scenario fiabesco ci si può perdere nei sogni di una notte di mezza estate se si decide di intraprendere un percorso naturale quando i gufi e i barbagianni salutano la notte. Che sia il colore rosso predominante durante un eruzione vulcanica che la rende piacevolmente aggressiva attirando vulcanologi da tutto il mondo o che sia tutta colorata di bianco della sua neve fine e rinfrescante che permette agli sciatori di accarezzarla, l’Etna è l’attrattiva più gettonata della Sicilia.
ll nome Etna potrebbe risalire alla pronuncia del greco antico itacista del toponimo Aitna (Aἴτνα-ας), nome che fu anche attribuito alle città di Catania e Inessa, che deriva dalla parola greca aitho (bruciare) o dalla parola fenicia attano (fornace). L’Etna era conosciuto nell’età romana come Aetna. Gli Arabi si riferivano ad essa come la montagna; questo nome fu più tardi mutato in Mons Gibel cioè che significa la montagna due volte proprio per indicarne la sua maestosità. Il termine Mongibello rimase di uso comune praticamente fin quasi ai nostri giorni (ancora oggi qualche anziano chiama l’Etna in questa maniera). Secondo un’altra teoria il nome Mongibello deriva da Mulciber (qui ignem mulcet), uno degli epiteti con cui veniva chiamato, dai latini, il dio Vulcano, che serviva a placare la forza distruttiva dell’Etna. Le popolazioni etnee, per indicare l’Etna, usano a volte il termine gergale ‘a muntagna’ semplicemente nel suo significato di montagna per antonomasia. Si narrano tante leggende sul vulcano Etna; il dio Eolo, il re dei venti, si diceva che avesse imprigionato i venti sotto le caverne dell’Etna. Secondo il poeta Eschilo, il gigante Tifone fu confinato nell’Etna e fu motivo di eruzioni. Un altro gigante, Encelado, si ribellò contro gli dei, venne ucciso e fu bruciato nell’Etna. Su Efesto o Vulcano, dio del fuoco e della metallurgia e fabbro degli dei, venne detto di aver avuto la sua fucina sotto l’Etna e di aver domato il demone del fuoco Adranos e di averlo guidato fuori dalla montagna, mentre i Ciclopi vi tenevano un’officina di forgiatura nella quale producevano le saette usate come armi da Zeus. Si supponeva che il “mondo dei morti” greco, il Tartaro, fosse situato sotto l’Etna.
Su Empedocle, un importante filosofo presocratico e uomo politico greco del V secolo a.C., venne detto che si buttò nel cratere del vulcano, anche se in realtà sembra che sia morto in Grecia. Si dice che quando l’Etna eruttò nel 252, un anno dopo il martirio di Santa Agata, il popolo di Catania prese il velo della Santa, rimasto intatto dalle fiamme del suo martirio, e ne invocò il nome. Si dice che a seguito di ciò l’eruzione finì, mentre il velo divenne rosso sangue, e che per questo motivo i devoti invocano il suo nome contro il fuoco e fulmini.
Re Artù risiederebbe, secondo la leggenda, in un castello sull’Etna, il cui celato ingresso sarebbe una delle tante e misteriose grotte che la costellano. Il mitico re dei Sassoni appare anche in una leggenda, quella del cavallo del vescovo, narrata da Gervasio di Tilbury. Secondo una leggenda inglese l’anima della regina Elisabetta I d’Inghilterra ora risiede nell’Etna, a causa di un patto che lei fece col diavolo in cambio del suo aiuto per governare il regno.
Immergersi nella natura e nella storicità di una divinità storica come l’Etna è un viaggio ad occhi aperti.
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