Ci sono contenitori al cui interno scopri viaggi senza seccatura dei bagagli, itinerari coinvolgenti del tipo “adesso mi immergo e non torno più a casa, o meglio cerco di farmene una qui di casa, che magari costa meno in carta e moneta”. Ci sono poi percorsi netti, inequivoci, senza fronzoli, con la bussola che rimane nello zaino perché orientarsi laddove il cuore oltrepassa l’ostacolo è esercizio per temerari e romantici camminatori di strade dove la vera segnaletica si chiama voglia di scoprire. Questo portale non vuole obiettivi ma opportunità per chi, come tanti si spera volessero fare, intendano consultarlo per scorgere all’interno l’occasione di andare oltre. Di fare, di agire, di non sostare per troppo tempo, sarebbe perduto quello da investire in una pagina bianca da inchiostrare con la penna indelebile di un viaggio da raccontare a se stessi. Viaggiando e Sicilia, quale sintesi migliore per un’isola per la quale piangi se ti allontani e spesso versi lacrime anche rimanendo o tornando: è l’autenticità dell’appartenenza al sole che riscalda anche le più tiepide genti che per vario titolo soggiornano ai piedi dello stivale, ma è dal basso che nasce tutto e, risalendo si costruisce un domani con la saggezza di chi conosce la fatica di vivere un territorio dove talvolta è dura o più dura che altrove e la spontaneità di un vero sognatore mai domo o sazio, affamato di miglioramento costante. Le opportunità sono calendarizzate col cerchio rosso come chi attende la fine di un assillo o l’inizio del bello: Agrigento capitale della cultura è un diritto sancito quasi per storia e tradizione, è un naturale iter per un territorio ultimo nelle classifiche di sviluppo occupazionale e socio-economico ma certamente in testa per il sapore di una cultura radicata in ogni angolo anche della più stretta e sconosciuta viuzza, da immortalare e spedire come una cartolina degli anni novanta con su scritto “saluti dal sogno chiamato terra di Sicilia”. La capitale della cultura necessariamente deve studiare per non beccarsi un due da impreparazione che non ammetterebbe riparazioni a settembre, quando vai con oltre mezza testa ancora al mare ed a quell’amore conosciuto sotto l’ombrellone per il quale ti chiedi se, una volta chiuso, riuscirai più a rivederlo. Serve più del sei strimizzito, l’otto pieno proietterebbe l’intera provincia su scenari di incremento notevoli, sotto molteplici sfaccettature: dal flusso turistico per gli anni in divenire al circuito enogastronomico e valorizzazione del primario con pesca e agricoltura capaci se, sollecitate nel modo dovuto, di consegnare primati oggi lontani. Sarà occasione anche di lavoro perché senza quello è come una famiglia senza casa, tutto diventa incompiuto e privo di senso e non serve filosofeggiarci attorno come spesso fanno quelli belli e bravi e ben vestiti, se non lavori non produci e se non produci non spendi e se non spendi non metti in circolo l’economia territoriale, chiudi la valigia e vai altrove, capitolo chiuso. Serve invece apertura. Mentale e fattiva. Produttiva. Concreta di quelle concretezze che collimano con caparbietà e decisionismo: scegliere di fare è il primo passo per non rimpiangere. Fallo, sbaglia ma fallo. Fallo ancora se serve ma provaci e rimettici cuore e voglia. E’ la Sicilia che serve, che vogliamo. Monumenti e sagre, chiese ed eventi, mare e montagna, sole e neve, è l’isola che c’è e deve farsi sentire anche per le orecchie di chi non vuole udire il suono di chi dal sud non vuole andarsene perché qualcuno dovrà pur rimanere e fosse anche difficile, vale pur sempre la pena provare. Racchiuderemo ciò che potrebbe servire a chi con lo zaino più pesante di se stesso, roba da far impallidire ortopedici e fisioterapisti, si mette in moto con i propri scarponi e percorre. Si cercherà di essere sintesi di scelta per il viaggio voluto e sperato, con imparzialità, con il racconto nudo e crudo senza se o ma, senza artefare, omettendo propaganda fine a se stessa e autoproclamazioni poco eleganti di cui non si veste chi decide di raccontare e nulla più.
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